Il Papa San Pio XII il Grande. Pastor Angélicus. (dal 02/03/1939 al 09/10/1958).
Dottore. Great Mystic. Stigmatizzato. Martire Spirituale. Apostolo della Pace.
Nato a Roma. Pontificato: dal 2 marzo 1939 al 9 ottobre 1958.
Questo glorioso Papa, nato Eugenio Pacelli, nacque il 2 marzo 1876 da nobile famiglia. Fu ordinato Sacerdote nel 1899. Persona di grandi qualità e molto caritatevole, si è laureato con ottimi voti in Filosofia, Teologia, Diritto Civile e Diritto Canonico. Fu professore dell’Università Gregoriana ed entrò nella Segreteria di Stato. Nel 1917 fu nominato Arcivescovo. Fu nominato lo stesso anno nunzio apostolico a Monaco di Baviera poi a Berlino. Nel 1929 Papa San Pio XI lo nominò Cardinale. L’anno successivo ebbe l’incarico di Segretario di Stato. Il Papa San Pio XII era stimato da tutti, anche fuori dalla Chiesa per le sue ottime doti intellettuali e culturali, le sue competenze lavorative, la sua vita sobria e la sua personalità forte. Si è fatto notare in modo molto speciale nel campo della dottrina. Grazie a lui i cinque continenti erano rappresentati in seno al Collegio Cardinalizio. E’ morto a Castel Gandolfo (circa 25 km da Roma). Le sue spoglie furono trasferite solennemente in questa città.
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Il Papa San Pio XII, una frusta contro i numerosi eretici. Un frustino energetico contro i massoni, i rivoluzionari ed altri ideologi satanici. Una falce contro la massoneria, l’agnosticismo, il modernismo, il socialismo, il comunismo, il capitalismo selvaggio, il liberalismo ed altre ideologie sataniche. Un martello contro i tiranni. Un machete contro gli autori dei libri anticattolici, i propagatori osceni ed i governanti ed educatori laicisti. Un bastone contro le feste sacrileghe ed oscene. Questo glorioso Papa non ha mai condiviso la maledetta ideologia nazista di Hitler e nemmeno quella fascista di Mussolini. Questo glorioso Papa, in un decreto apostolico, ha condannato il comunismo come una dottrina materialista ed anticristiana, totalmente contraria a Dio, alla vera Religione ed alla Chiesa di Cristo. Ha vietato, sotto pena di scomunica riservata al Papa, l’iscrizione al partito comunista o appoggiarlo, così come pubblicare, diffondere o leggere qualunque libro che difenda le sue aberranti dottrine e le sue interpretazioni. Ha dichiarato quindi come apostati della Fede Cattolica non solo quelli che professano la dottrina materialista ed anticristiana dei comunisti ma anche quelli che la difendono e la diffondono. Ha fortemente condannato sia l’agnosticismo (che nega alla conoscenza umana ogni mezzo per conoscere l’esistenza di Dio) che il modernismo. Il Papa San Pio XII si è fortemente impegnato per evitare lo spaventoso conflitto della Seconda Guerra Mondiale chiedendo alle potenze europee di risolvere pacificamente le loro differenze e ha proposto loro un accordo ma tutto fu inutile. In mezzo alla catastrofe mondiale il Papa ha manifestato la sua profonda costernazione paternale davanti alla rovina ed alle sofferenze indicibili dell’umanità. Attraverso messaggi di pace ha lavorato sodo per limitare l’estensione della guerra, attenuare i suoi effetti devastanti, alleviare le conseguenze inumane tra i popoli sconfitti ed ottenere la pace. Ma la sua voce non fu ascolata. Si è rivolto a Dio, ha organizzato crociate speciali per la pace nel mondo ed esortava i governanti a mettercela tutta per fare pace. La carità del Papa durante la Seconda Guerra Mondiale fu veramente eroica, senza prendere in considerazione il fattore religioso, etnico o nazionale. La sua principale preoccupazione era per i feriti ed i prigionieri di guerra cercando di rendere più umane le loro condizioni di vita, ha mitigato al massimo delle sue possibilità le deportazioni e lo sterminio sistematico delle popolazioni civili. E per aiutarle con mezzi più efficaci, sotto il suo incarico, il suo sostituto presso la Segreteria di Stato, Giovanni Battista Montini, ha aperto nel Vaticano un ufficio di informazioni per i soldati spariti. San Pio XII ha promosso delle raccolte fondi nazionali per allievare le necessità di tanta gente, su di tutte quelle dei bambini vittime della guerra. Durante il bombardamento di Roma nell’estate del 1943 San Pio XII, camminando sulle macerie e rovine, prodigò conforto alle vittime. La carità paternale di San Pio XII con i numerosi bisognosi fu universalmente riconosciuta: Rimpatri, provviste alimentari e vestiti, approvvigionamento dei farmaci ed assistenza medica ai malati, creazione di strutture per bambini per ospitarli, ecc. Ha protetto inoltre tantissimi ebrei perseguitati dai nazisti, molto di loro sono sopravvissuti grazie all’aiuto della Chiesa Cattolica. Riferendosi agli orrori nazisti, San Pio XII ha condannato nelle sue allocuzioni le uccisioni commesse per motivi razziali. Dopo la guerra c’è stata una campagna, principalmente comunista, per denigrare il Sommo Pontefice dicendo che fosse rimasto impassibile di fronte alle sofferenze del mondo. Ma il Papa aveva magistralmente adempiuto il suo incarico durante la Seconda Guerra Mondiale senza lasciarsi influenzare dalla propaganda dell’una o dell’altra fazione e senza nessuna interferenza ha potuto continuare a dirigere la Chiesa Universale. Dopo la guerra San Pio XII ha mandato un radiomessaggio al mondo chiedendo una pace vera e fondata sulla concordia e la giustizia. La politica di pace del Papa fu una costante del suo Pontificato. Questo glorioso Papa, attraverso encicliche trascendentali, ha arricchito il tesoro della dottirna della Chiesa. Nelle sue documentazioni parla della Chiesa come un Corpo Mistico di Cristo. In altri esibisce la dignità della famiglia (che lo Stato deve rispettare), presenta la missione di quest’ultima nella società, promuove la preghiera in famiglia e mette l’accento sui doveri matrimoniali. Nelle sue allocuzioni e nei suoi scritti difendeva la dignità ed i diritti del lavoratore proclamando che la Chiesa è la propugnatrice delle giuste aspirazioni dei lavoratori, nelle diverse classi sociali e lavorative. Nel suo discorso all’Associazione dei Maestri Cattolici mette l’accento sulla loro missione importantissima come rappresentanti dei genitori nell’educazione dei loro figli. In un discorso davanti ad un grande numero di malati espone il valore incommensurabile della sofferenza. Faceva anche riferimento nei suoi discorsi all’industria in tutti i suoi aspetti, allo sport, ecc. Mandava messaggi stimolanti a diverse rappresentanze di uomini cattolici, ha fatto importanti osservazioni morali ai medici cattolici, ha incoraggiato l’opera delle Missioni Cattoliche, inculcando ai Sacerdoti il vero spirito missionario, ha seguito da vicino la buona organizzazione dei seminari, nella promozione delle vocazioni sacerdotali e nella solida formazione dei candidati al sacerdozio. Ha anche incoraggiato il vero spirito nei diversi Ordini religiosi e Congregazioni religiose. In una costituzione apostolica diede l’avvio ufficiale ad una nuova forma di consacrazione a Dio attraverso l’approvazione degli Istituti Secolari. Aveva un grande interesse per cultivare i movimenti apostolici dell’Azione Cattolica, le Congregazioni Mariane e l’Apostolato della Preghiera. Quasi tutti i temi religiosi furono trattati dal Papa nelle sue allocuzioni e nei suoi scritti apostolici. San Pio XII ha beatificato ed elevato agli onori degli Altari un numero considerabile di beati. Ha promulgato l’Anno Mariano del 1954 in commemorazione del primo centenario della proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione di Maria. Nella sua Costituzione Apostolica del 1 novembre 1950, dopo aver esaltato l’inimmaginabile grandezza della Madre di Dio, il Papa San Pio XII ha proclamato, declarato e definito infallibilmente: «Che l’Immacolata Madre di Dio, sempre Vergine Maria, al termine del corso della sua vita terrena, fu Asunta alla gloria celeste in anima e corpo». Il 27 agosto 1953, la Santa Sede firmò un nuovo Concordato con la Spagna, governata dal Generalissimo Caudillo Saint Francisco Franco Bahamonde. Nel Concordato viene confermata una serie di accordi che il governo del Caudillo stava concludendo con la Santa Sede durante gli anni precedenti e vengono riconosciuti i diritti della Chiesa e della Religione Cattolica come religione ufficiale ed unica dello Stato Spagnolo. Questo Concordato è sempre stato considerato come modello. Il Glorioso Papa San Pio XII ha commesso tuttavia grandi sbagli nel suo pontificato: Senza un previo e scrupoloso studio ha condannato ingiustamente le Apparizioni Celesti del luogo sacro di Heroldsbach in Germania. Ha ritirato il Nunzio Apostolico in Madrid, piegatosi davanti agli Ordini satanici e massonici dati dal grande massone con grado 33, il presidente statunitense Truman, che decretò il blocco internazionale contro il regime cristiano spagnolo del Caudillo San Francisco Franco. Accontentando le reiterate petizioni di numerosi ecclesiastici portavoci di molti laici comodi, ha cambiato il tradizionale Scapolare Carmelitano per una medaglia. Questo cambio non fu del gradimento della Santissima Vergine Maria, manifestò il suo totale disaccordo in diversi luoghi di apparizioni. Fu canonizzato dal Papa San Gregorio XVII Magnífico il 12 settembre 1978. Fu dichiarato Dottore della Chiesa dallo stesso Papa il 15 ottobre 1978.
Papa San Giovanni XXIII. Pastor et Nauta. (dal 28/10/1958 al 03/06/1963).
Grande Mistico. Stigmatico. Martire spirituale. Apostolo della Devozione Mariana.
Nato a Sotto il Monte (BG). Pontificato: dal 28 ottobre 1958 al 3 giugno 1963.
Questo glorioso Papa, nato Angelo Giuseppe Roncalli, nacque il 25 novembre 1881 e proveniva da una famiglia di contadini. Studiò presso il seminario di Bergamo. Il 10 agosto 1904 fu ordinato Sacerdote. Dal 1905 al 1914 fu segretario del Vescovo di Bergamo e professore del seminario. Durante la Prima Guerra Mondiale fu Cappellano militare, anni nei quali ha dato prova del suo spirito di abnegazione e di sacrificio. Nel 1921 fu direttore della Congregazione per la Propagazione della Fede. Nel 1925 fu consacrado Vescovo a Roma. Nel 1953 fu creato cardinale e fu nominato Patriarca di Venezia. Ebbe una vita di preghiera e di penitenzia. Questo glorioso Papa, per colpa della sua bontà e della sua ingenuità, fu utilizzato dai nemici della Chiesa. Questo Beato Vicario di Cristo, nella sua fuga verso il Cielo, è passato per un istante nel Purgatorio, amorevolmente purificato dal Signore.
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Abbiamo selezionato il seguente paragrafo dei Documenti Pontifici del Papa San Gregorio XVII su San Giovanni XXIII: «Aveva una grande devozione per la Sacrosanta Passione del Nostro Signore Gesù Cristo. Questo santo Papa era amante del Preziosissimo Sangue del Redentore. Professava un amore filiale ed ardente per la Santissima Vergine Maria. San Giovanni XXIII dimostrò tutta la sua ardente devozione Mariana, pregava ogni giorno con devozione i quindici Misteri del Santo Rosario Tradizionale, l’Angelus ed altre caritatevoli devozioni in onore di Maria. San Giovanni XXIII aveva la caritatevole abitudine di raccomandarsi e consacrarsi tutti i giorni alla Vergine Maria. Questo santo Papa professava anche un grande amore per il glorioso San Giuseppe. La sua vita privata fu quella di un Sacerdote irreprensibile». Il concilio Vaticano II durò dal 1962 al 1965. I seguenti paragrafi provengono dai Documenti Pontifici del Papa San Gregorio XVII: «Era anunciato che alla fine dei tempi un Angelo avrebbe aperto la porta al Diavolo. Ovviamente San Giovanni XXIII si chiamava Angelo Giuseppe. Quest’Angelo non ha aperto la porta per danneggiare la Chiesa ma credendo nella bontà degli altri e che lui, essendo una brava persona, fosse incapace di pensare nella malvagità degli altri. Noi difendiamo la Sacra Persona del Papa San Giovanni XXIII. Non si può dargli la colpa di tutti gli errori commessi nel governo della Chiesa durante il suo pontificato. Questo santo Papa fu utilizzato a causa della sua bontà dai nemici della Chiesa. Era incapace de pensare male degli altri, si fidava di tutti credendo nell’apparente bontà di quelli che lo circondavano». Il Papa San Gregorio XVII dice sul concilio Vaticano II: «Il Concilio Vaticano II fu convocato dal Nostro Venerato Predecessore, il Papa San Giovanni XXIII davanti ai terribili avvenimenti raccontati nel Segreto di Fátima. Il Papa, spaventato dal contenuto del Messaggio di Fátima, sentì l’ispirazione dello Spirito Santo per convocare il Concilio. Nelle prime sessioni del Concilio lo Spirito Santo volava tuttavia sull’aula conciliare dove si riunivano i Padri Conciliari. Dopo le prime sessioni l’aula del Concilio era un riflesso dell’umanità prima del Diluvio Universale. Lo Spirito Santo aveva lasciato il Concilio, era già successo quando aveva lasciato gli uomini per colpa della prevaricazione generale dell’umanità che precedeva il castigo del Diluvio Universale. Lo Spirito Santo, che aveva lasciato il popolo, entrò nell’Arca di Noè per guidarlo. Con il Concilio Vaticano II e con l’ottimismo del Papa San Giovanni XXIII tutti aspettavano una bella primavera per la Chiesa. Ma la triste realtà fu che la tanta attesa primavera si era trasformata nell’inverno più rigido e tempestoso che la Chiesa abbia conosciuto». Il Papa San Gregorio XVII continua a parlare: «Non c’è dubbio che il Papa San Giovanni XXIII sia stato costretto e manipolato dai massoni. Il seguente paragrafo sul concilio Vaticano II proviene dal Trattato della Messa: «Ribadiamo ancora più forte la nostra condanna del Concilio Vaticano II. Fu convocato dal Papa San Giovanni XXIII ispirato dallo Spirito Santo, poco dopo, per l’influenza oppressiva da una grande parte dei padri conciliari massoni e progressisti. Per codardia e rispetti umani di qualche tradizionalista si è prostituita la sana finalità per arrivare a conclusioni chiaramente sbagliate ed ambigue, il che prova che lo Spirito Santo sia stato espulso dalla sala conciliare per fare entrare Satana. Ecco perché il Concilio Vaticano II, per quanto riguarda il suo sviluppo e le sue conclusioni concordate, non è opera dello Spirito Santo bensì del demonio. E anche se negli atti conciliari si trova una parte della vera dottrina, essa è mischiata con terribili eresie ed ambiguità perché la massoneria (nascondendo il maligno) facilitava di più l’accettazione per i cattolici dei testi conciliari ed i nemici della Chiesa avrebbero raggiunto più facilmente i suoi perversi fini. Se analiziamo i documenti dottrinali dei differenti maledetti riformatori come Lutero, Calvino, ecc. troviamo, tra eresie e corruzioni, alcune verità della fede, il che svela una tattica maliziosa e ciò per rendere più facilmente creduta la necessità e la legittimità di queste riforme maledette. Il Concilio Vaticano II, nel quale risultano eresie, ambiguità e fini perversi pianificati dai massoni e dai progressisti, viene considerato illegittimo, nefasto ed abominevole, e quindi senza nessuna autorità nella Chiesa. Non anneriamo l’illustre e infallibile autorità così come la buona fede dei Santi Papi San Giovanni XXIII e San Paolo VI che hanno amministrato la Chiesa nei tempi del Concilio. I nemici di Giovanni XXIII hanno abusato della sua eccessiva paternità, bontà ed ottimismo invece di approfittare di lui per convertirsi». Per quanto riguarda il comportamento di San Giovanni XXIII con Padre Pio da Pietrelcina abbiamo selezionato il seguente paragrafo dei Documenti Pontefici del Papa San Gregorio XVII: «Noi, dichiariamo che la vita di Padre Pio fu da autentico martire. Noi, sappiamo che il Sant’Uffizio lo ha condannato cinque volte, sempre ingiustamente, e ciò aumentava il suo grande martirio. Ha anche sofferto terribilmente quando un gruppo di ecclesiastici composto da cardinali, vescovi, il Padre Generale dell’Ordine ed i superiori immediati hanno commesso il sacrilegio di oltraggiare il sacro segreto della confessione con l’installazione di microfoni nascosti nel confessionale. E’ ovvio che quest’azione fu satanica per tentare di demolire Padre Pio. Purtroppo il Nostro Venerato Predecessore, il Papa Giovanni XXIII, consigliato da questo maledetto gruppo, diventò anche lui un persecutore di Padre Pio. Fu un caso inaudito nella Storia della Chiesa. Malgrado tutto ciò Padre Pio rimase saldo ed offrì tutta la sua Passione del Nostro Signore Gesù Cristo e dei Dolori di Maria Santissima». Canonizzato dal Papa San Gregorio XVII Magnífico il 24 ottobre 1978.
Papa San Paolo VI. Flos Florum. (dal 19/06/1963 al 06/08/1978).
Grande Mistico. Stigmatizzato. Il grande Martire del Vaticano. Eccelso Protettore della Santa Sede Palmariana.
Nato a Concesio (BS). Pontificato: dal 19 giugno 1963 al 6 agosto 1978.
Questo glorioso Papa, nato Giovanni Battista Montini, nacque il 26 settembre 1897. Fu ordinato Sacerdote nel 1920. Nel 1924 fu assegnato presso la Segreteria del Vaticano. Nel 1937 fu nominato sostituto della Segreteria di Stato lavorando strettamente al fianco di Eugenio Pacelli. Dopo aver svolto diverse mansioni per trenta anni nel Vaticano fu consacrato Vescovo nel 1954 poi assegnato alla diocesi di Milano. Nel 1958 fu nominato Cardinale. La vita del Papa Paolo VI fu esemplare e virtuosa. Ebbe una vita dedicata alla preghiera, alla penitenza ed ovviamente al sacrificio continuo. Il suo pontificato fu una dolorosa salita al Calvario. Durante gran parte del suo Pontificato questo glorioso Papa fu drogato da membri iniqui della Curia Romana con lo scopo di indebolire la sua voluntà e rimanere alla loro mercé.
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Il Papa San Gregorio XVII nei suoi Documenti Pontefici dice: «Quanto al Nostro Venerato Predecessore il Papa San Paolo VI diremo che il suo pontificato fu un’autentica Via dell’Amarezza che si stava avviando verso il Calvario. Questo santo Papa ha vissuto il suo pontificato carico di una pesante croce. Per i progressisti era un conservatore. Per gli estremisti tradizionalisti era un eretico ed altre volte un antipapa, perfino un Anticristo. Questo Papa si sentiva praticamente solo. Se altri Papi precedenti usavano il soprannome di prigioniero è ovvio che questo Papa era il prigioniero per eccellenza. Alcuni Papi precedenti hanno vissuto in arresti domiciliari nel Vaticano. Diciamo che i carcerieri ed i boia vivevano fuori dalle mura vaticane. Il Papa Paolo VI ha vissuto nel Vaticano circondato dai nemici, ovvero i carcerieri ed i boia. Questo santo Papa ha vissuto un pontificato sottomesso a forti dosi di droghe somministrate dai suoi boia, ovvero cardinali, vescovi, sacerdoti, ecc. Tra questi boia spicca il nome dei cardinali Jean-Marie Villot, Giovanni Benelli, Sebastiano Baggio, Ugo Poletti, Agostino Casaroli. Troviamo anche Casaroli, ministro degli Affari Esteri, il grande traditore che aprì le porte al dialogo satanico con i marxisti. Il Papa Paolo VI non fu colpevole delle eresie introdotte. Ha vissuto nell’obbligo e sottomesso a droghe. La sua firma da Sommo Pontefice fu anche falsificata così come ci furono documenti falsificati. I massoni ed altri eretici infiltrati nella Curia Romana sono perfino riusciti a distruggere la vera Messa, cambiandola e sostituendola con la messa eretica del grande massone e traditore Bugnini». «…Paolo VI, sappiamo che è stato vittima della massoneria vaticana che lo ha sottomesso più volte a lavaggi di cervello con droghe facendo sì che la mano irreprensibile del Papa firmasse a volte cose inappropriate anche se nella maggior parte dei casi la sua firma era falsificata». «Noi, condanniamo il «Novus Ordo Missæ», ovvero la messa costruita ed imposta nel novembre di MCMLXIX. Non può essere ispirata da Dio una messa elaborata e costruita da eretici. Noi, proclamiamo davanti all’inappellabile Giudizio di Dio ed al Giudizio della Storia che questa nuova messa non è l’opera del Nostro Venerato Predecessore il Papa Paolo VI. Proclamiamo poi apertamente che sappiamo che il Nostro Predecessore fu terribilmente costretto e sottomesso a droghe. La sua firma Papale fu quindi forzata e non rispecchiano la retta volontà del Sommo Pontefice». Il Papa San Paolo VI è morto avvelenato da un’overdose di somministrata dal perverso cardinale Jean-Marie Villot, il grande massone di grado 33, che è nel fuoco eterno dell’Inferno. Il Papa San Paolo VI fu canonizzato dal Papa San Gregorio XVII Magnífico il 24 ottobre 1978.
Il Papa San Gregorio XVII Magnissimo. De Glória Olívæ. (dal 6-8-1978 al 21-3-2005).
Dottore. Eccelsissimo Riformatore della Vita Sacerdotale e religiosa. Zelantissimo e Illustrissimo Restauratore del Santo Sacrificio della Messa e Riformatore dei Santi Riti e dei Santi Costumi. Efficacissimo Protettore della Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Palmariana. Eletto direttamente da Cristo. Sublime Mistico. Stigmatizzato. Martire Spirituale. Vilmente calunniato e tradito. Completamente cieco per tutto il suo Pontificato. Eccelso Fondatore e Riformatore. Patriarca del Palmar de Troya. Zelantissima Guida e Guardiano del gregge. Efficacissimo Protettore della Santa Sede Palmariana. Messaggero Apocalittico. Illustrissimo Patrimonio di Dottrina e Disciplina. Luminosissimo Astro Solare della Chiesa.
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Il Papa San Gregorio XVII, al secolo Clemente Domínguez y Gómez, nacque nella città di Siviglia, Spagna, il 23 aprile dell’anno 1946. Era figlio di Rafael e di Santa Maria Luisa, canonizzata dal suo stesso figlio. Quando era ancora molto piccolo, in Clemente Domínguez si manifestarono segnali evidenti della sua futura gloria come Papa. Discendeva dalla tribù di Giuda, e inoltre riuniva in sé il nobile sangue di Spagna con l’autentico sangue di Francia. Si distinse sempre per il suo grande amore per la Santissima Vergine Maria e per la sua devozione al Santo Volto. La Santissima Vergine Maria era apparsa per la prima volta a El Palmar de Troya, Siviglia, in Spagna, il 30 marzo del 1968, nel sito del Lentisco, che oggi è all’interno della Basilica Cattedrale Palmariana, nella quale si venerano il Santo Volto del Signore e l’Immagine di Nostra Madre Incoronata del Palmar. San Gregorio visitò frequentemente El Palmar, anche se la sua dedicazione definitiva a questa Santa Opera avvenne il 15 agosto 1969. La prima visione celeste del giovane Clemente Domínguez y Gómez si verificò il 30 settembre 1969, presso il Lentisco. Da allora divenne il principale veggente di El Palmar. Il Cielo lo inebriò con meravigliose apparizioni. Le sue estasi erano di grandezza, profondità e bellezza indescrivibili. I numerosi Messaggi che riceveva erano una chiamata continua, del Signore e della Vergine Maria, alla preghiera e alla penitenza, un invito angusto affinché tutti andassero a El Palmar, una denuncia delle eresie e del progressismo che devastavano spietatamente la Chiesa. Nella sua vita da laico, come veggente principale delle Apparizioni di El Palmar de Troya, l’allora Clemente Domínguez y Gómez, essendo ancora molto giovane, dovette lottare valorosamente per far conoscere i rischiosi Messaggi che Nostro Signore Gesù Cristo e la Santissima Vergine Maria gli diedero nel corso degli anni. La sua fedeltà a Dio fu messa davvero alla prova. Il giovane Clemente Domínguez y Gómez ebbe colloqui con le più alte Gerarchie della Chiesa Romana, già corrotta in gran parte, della Spagna e di molte altre nazioni d’Europa e d’America, e affrontò molti di questi Gerarchi per far valere, di fronte al loro ostinato procedere, i diritti di Dio e della Chiesa come il Signore e la Vergine Maria ordinavano loro. Visitò in varie occasioni, nella sua residenza di Roma, il Cardinale Sant’Alfredo Ottaviani, affinché presentasse davanti al Papa San Paolo VI, Messaggi che avevano a che fare con la Chiesa e con il suo Pontificato, e in alcuni di questi Messaggi si davano nomi e segnali di cardinali e vescovi traditori. In un’occasione, in un gesto di supremo coraggio, Clemente Domínguez consegnò i Messaggi di El Palmar a Papa San Paolo VI in persona, durante una delle udienze papali. Fu molto perseguitato, persino nello stesso Luogo delle Apparizioni di El Palmar de Troya, da molti di coloro che frequentavano il Sacro Luogo, e assai colpevoli di ciò erano altri veggenti, che vigliaccamente tradivano i propri Messaggi, e in questo modo screditavano quello che Clemente riceveva. Clemente Domínguez y Gómez, già agli inizi, divenne il grande Apostolo del Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo e del Santo Rosario Penitenziale, le cui devozioni furono assai combattute da molte persone, e che egli dovette difendere con coraggio. Il 2 febbraio 1970, per ordine del Signore a Clemente Domínguez, fu intronizzata nel Sacro Luogo del Lentisco di El Palmar de Troya, il Santo Volto di Gesù, lo stesso che attualmente si venera. E il 12 settembre 1972, ancora per ordine del Signore al medesimo veggente, fu intronizzata nel Sacro Luogo del Lentisco, l’Immagine della Santissima Vergine Maria, che oggi si venera con il titolo di Nostra Madre Incoronata del Palmar. Clemente Domínguez y Gómez fu il gran difensore del Papa San Paolo VI, e denunciò davanti al mondo, con coraggio e decisione, che questo Papa era vittima della massoneria vaticana, i cui massoni gli somministravano forti droghe per annullare la sua volontà. Clemente Domínguez, quando era ancora giovane, ricevette la grazia delle Stigmate della Passione di Cristo, nelle mani, sulla fronte e nel costato destro, misteri che si ripeterono in seguito in varie occasioni. Alcune di queste piaghe le ricevette in presenza di molti di coloro che frequentavano il Sacro Luogo di El Palmar. Il 23 dicembre 1975, l’allora Clemente Domínguez y Gómez fondò l’Ordine dei Carmelitani del Santo Volto. Il 1 gennaio 1976, nel Sacro Luogo del Lentisco di El Palmar de Troya, fu ordinato sacerdote dall’Arcivescovo San Pierre Martin Ngô Đinh Thuc, e l’11 gennaio dello stesso anno, fu consacrato Vescovo dallo stesso Gerarca, che arrivò da Roma per compiere una missione di così vitale importanza. In seguito alla sua consacrazione come Vescovo, il Padre Clemente Domínguez, per volere del Cielo, ordinò e consacrò molti, formando così il Collegio Episcopale di El Palmar de Troya. Tutto ciò fu causa di una terribile persecuzione, promossa dall’arcivescovo di Siviglia José María Bueno Monreal, fino al punto che rimase incarcerato una notte nelle celle del commissariato di Utrera, insieme al Padre Manuel Alonso Corral; e il giorno seguente, la mattina del 6 aprile 1976, entrambi passarono dal carcere di Utrera al Tribunale dell’Istruzione, dove li aspettavano altri religiosi dell’Ordine. La decisione del giudice era di incarcerare a Siviglia il Padre Fondatore, Clemente Domínguez, e il Padre Manuel Alonso. L’unica soluzione possibile era quella di andarsene tutti all’estero. Il Giudice fu d’accordo e rilasciò tutti in libertà a condizione che, quello stesso giorno, abbandonassero Siviglia in direzione della Francia. Dunque furono esiliati il Padre Fondatore insieme a diciassette vescovi, otto presbiteri e due laici, che poterono tornare a Siviglia alla fine dell’aprile di quello stesso anno. Nonostante ciò, al Tribunale dell’Istruzione di Utrera fu iniziato un processo contro Clemente Domínguez, Manuel Alonso e altri diciotto Vescovi di El Palmar, per usurpazione di funzioni, uso illecito dell’abito ecclesiastico, per le consacrazioni e gli atti di culto realizzati a El Palmar de Troya; e l’11 aprile 1977 il Tribunale Territoriale di Siviglia affermò che non concorrevano i requisiti necessari per l’esistenza dei delitti imputati, determinando l’archiviazione del processo; e in questo modo terminò il processo dei suddetti venti Vescovi Palmariani. Il 29 maggio 1976, in uno dei suoi infaticabili viaggi apostolici, il Vescovo Padre Clemente Domínguez perse entrambi gli occhi in un incidente automobilistico, cosa che fu per lui motivo di sofferenza inimmaginabile. Nonostante ciò, anche da cieco, continuò con lo stesso ardore apostolico per tutta la Spagna e in altre nazioni d’Europa e d’America. Il 4 agosto 1976, Nostro Signore Gesù Cristo, in una delle sue meravigliose apparizioni, promise all’allora Padre Clemente il Primato della Chiesa, con queste parole: «Tu sarai il futuro Pietro. Il Papa che consoliderà la Fede e l’integrità nella Chiesa, lottando contro le eresie con grande forza, perché ti assisteranno legioni di Angeli… Il Gran Papa Gregorio, la Gloria delle Olive». Il 1 gennaio 1977, il Vescovo Padre Clemente incoronò canonicamente la Sacra Immagine che oggi troneggia nella nicchia del Lentisco con il titolo di Nostra Madre Incoronata del Palmar. Anni dopo, incoronò anche l’immagine del Santissimo Giuseppe e di Santa Teresa di Gesù. Il 20 gennaio 1977, per volere della Santissima Vergine Maria, il Vescovo Padre Clemente cambiò il suo nome di battesimo con quello di Padre Fernando. Per espressa volontà di Dio, e sino alla morte del Papa San Paolo VI, il Vescovo Padre Fernando ricoprì l’altissima carica di Vicevicario di Cristo nella Chiesa. Il 6 agosto 1978, mentre il Vescovo Padre Fernando si trovava a Santa Fe di Bogotá, in Colombia, morì il Papa San Paolo VI. Da quel momento, per disposizione di Dio, passò a occupare la Cattedra di San Pietro, con il nome di Gregorio XVII, de Glória Olívae. Poco dopo, apparve Nostro Signore Gesù Cristo, accompagnato dai Santi Apostoli Pietro e Paolo, e pose sul capo del nuovo Papa la Sacra Tiara, venendo così incoronato in modo misterioso e profondo. Tra molte altre cose, il Signore gli disse: «Solo i semplici e gli umili di cuore riconosceranno il vero Papa: il Papa Gregorio XVII. Comincia il Gran Pontificato della Gloria delle Olive. Il Papa annunciato da molti mistici, da molte profezie». Gli annunciò anche che, dal conclave di Roma, sarebbe venuto fuori l’antipapa. Fu presente al grande evento dell’apparizione di Nostro Signore Gesù Cristo il Vescovo Segretario di Stato, Padre Isidoro Maria, al secolo Manuel Alonso, oggi il Papa San Pietro II Magno. Il 9 agosto dello stesso anno, il Vicario di Cristo, San Gregorio XVII, giunse in aereo a El Palmar de Troya dalla Colombia, e in questo modo misterioso venne traslata la Cattedra di San Pietro da Roma a El Palmar de Troya, che divenne la Sede Apostolica della vera Chiesa: l’Una, Santa, Cattolica, Apostolica e Palmariana, anche chiamata Chiesa Cristiana Palmariana dei Carmelitani del Santo Volto. Il 15 agosto del medesimo anno, avvenne la Solenne Incoronazione Ufficiale del Sommo Pontefice Palmariano, cioè la sua incoronazione esterna e visibile, per mano di quattro Vescovi, i quali imposero sul suo capo la Sacra Tiara. Così iniziò la storia del Papato a El Palmar de Troya, con la missione di restaurare e mantenere l’integrità dottrinale e disciplinare nella Chiesa di Cristo, mediante profonde riforme e magistrali insegnamenti. Dopo la morte del Papa San Paolo VI, si consumò l’apostasia generale della chiesa romana, che cessò di essere la vera Chiesa di Cristo. Tale apostasia trascinò dietro di sé tutta l’umanità cattolica, ad eccezione di un ridotto numero di fedeli che si mantenne saldo nella vera dottrina della Chiesa: i fedeli palmariani sotto la guida del vero Vicario di Cristo, il Papa San Gregorio XVII, con Sede a El Palmar de Troya. In contrapposizione alla verità, fu nominato nell’apostata sede romana un falso pastore: il sinistro antipapa Giovanni Paolo I il massone, lupo travestito da pecora, il cui motto è «De Medietáte Luna», che significa «Della Mezza Luna», simbolo di scismi ed eresie; e dopo il suo effimero pseudo-pontificato, fu nominato un altro falso pastore: l’antipapa Giovanni Paolo II il massone, bestia vorace, e rilevante precursore dell’Anticristo, il cui motto è «De Labóre Solis», che significa «L’Eclissi del Sole», e che osò frapporsi tra il Sole, il Papa San Gregorio XVII, e l’umanità, dando luogo alla più grande eclissi spirituale conosciuta sino ad allora. L’antipapa Giovanni Paolo II fu il maggior promulgatore di eresie e altre corruzioni. Il Papa San Gregorio XVII Magnissimo, issando la sua spada infiammata, fu un’egregia frusta contro tutte le eresie e le altre corruzioni, sparse nel mondo dai seminatori dell’iniquità. Questo Vicario di Cristo anatematizzò energicamente tutti gli antipapi della chiesa apostata romana e tutti i suoi seguaci. Questo Sommo Pontefice, in qualità di Zelante Guardiano della Casa del Signore, vigilò la porta dell’ovile a Lui affidato da Cristo, impedendo che i lupi feroci penetrassero per disperdere e divorare il gregge; e a sua volta espulse coloro che, camuffati, volevano corrompere la Chiesa dal suo interno. Questo Gran Condottiero del Tago, con i canoni della sua dottrina infallibile e della sua disciplina inflessibile, proclamò la Gran Crociata del periodo apocalittico mediante un editto dottrinale e disciplinare, ma bellico, in difesa dei diritti di Dio e della Chiesa; con Lui iniziò il Comando del Tago, e quindi il Comando Carmelitano o dei Crociferi degli Ultimi Tempi. Il Papa San Gregorio XVII fece numerosi Viaggi Apostolici: in Europa, America, Asia, Oceania e Africa, predicando ovunque andasse. In uno di questi viaggi, il più lungo, visitò le diocesi palmariane dei cinque continenti. In varie occasioni andò a Gerusalemme e ad altre città di Israele collegate alla Vita, Passione e altri misteri di Cristo e Maria. Il Papa San Gregorio XVII fu il Gran Messaggero Apocalittico. Grazie ai suoi Messaggi, il mondo è arrivato a conoscere con totale veridicità tutto ciò che riguarda questi Ultimi Tempi o Era Apocalittica. Egli ebbe il sufficiente coraggio e audacia di mettere in evidenza i grandi eventi. Grazie alla sua fedeltà ai Messaggi ricevuti da Dio, l’umanità conosce ciò che è contenuto nel Messaggio Segreto di Fatima, tanto manipolato e tradito dalla stessa veggente, la reproba Suor Lucia di Fatima, in complotto con l’antipapa, il reprobo Giovanni Paolo II e altre alte gerarchie della chiesa apostata romana. Suor Lucia di Fatima tradì la verità del Messaggio Segreto di Fatima, per compiacere gli alti gerarchi vaticani. Il Messaggio Segreto di Fatima è sostanzialmente il seguente: il comunismo e la massoneria scaleranno la vetta e le altre alte posizioni del Vaticano; tutto ciò si consumò con l’instaurazione a Roma dell’antipapato dopo la morte del Papa San Paolo VI. Dopo la morte di Suor Lucia di Fatima, Nostro Signore Gesù Cristo apparve al Papa San Gregorio XVII, il 22 febbraio 2005, e gli diede il seguente Messaggio: «L’apostata Suor Lucia di Fatima è nel fuoco eterno dell’Inferno». Il Papa San Gregorio XVII portò a termine il difficilissimo e di vitale importanza compito di dare continuità, nel Sacro Luogo di El Palmar de Troya, alla Santa Chiesa fondata da Nostro Signore Gesù Cristo. È il grande restauratore e riformatore dei Santi Riti e dei Santi Costumi. Grazie alla sua infaticabile opera in qualità di Sommo Pontefice e Maestro Infallibile, arricchì oltremodo il tesoro dottrinale e disciplinare della Chiesa e consolidò la Fede e l’integrità. San Gregorio XVII fu un Papa gigante. Per questo il Papa San Pietro II Magno gli diede l’ulteriore titolo di «Magnissimo», concesso a nessun altro Papa dopo San Pietro. Fra le sue grandi opere pontificie spiccano: una cinquantina di Documenti Pontifici. Un’infinità di Definizioni Dogmatiche. Innumerevoli Decreti, Lettere e Note Apostolici. Una marea di Canonizzazioni di illustri membri del Corpo Mistico di Cristo. Molti viaggi apostolici nei cinque continenti. La convocazione, solenne apertura, presidenza, direzione, approvazione, firma e solenne chiusura del Santo, Magno e Dogmatico Primo Concilio Palmariano. La convocazione, solenne apertura, presidenza, direzione, approvazione, firma e solenne chiusura del Santo, Magno e Dogmatico Secondo Concilio Palmariano. Pertanto, altri frutti del suo fecondissimo Pontificato furono: il Credo Palmariano, il Trattato della Messa, il Catechismo Palmariano, la Morale Palmariana, il Trattato della Santissima Trinità, il Codice di Diritto Canonico Palmariano, e soprattutto la Storia Sacra o Santa Bibbia Palmariana. È per antonomasia il Papa della Santa Bibbia, poiché, nel suo ingente lavoro dottrinale, fu il primo Papa che portò a termine l’interpretazione infallibile della Bibbia Ufficiale di San Girolamo, detta Vulgata, così come delle altre versioni bibliche, nelle quali la Parola di Dio è mescolata a molti errori e molte manipolazioni umane. La pubblicazione della Storia Sacra o Santa Bibbia Palmariana è un trionfo schiacciante del Papa San Gregorio XVII contro gli stratagemmi di Satana e dei suoi seguaci infernali e terreni, poiché nella Santa Bibbia Palmariana è contenuta la Parola di Dio nella sua assoluta autenticità e purezza; e pertanto è già libera dagli errori e dalle manipolazioni che la contaminavano e la oscuravano sensibilmente. Il Papa San Gregorio XVII, come Dottore Universale, insegnò magistralmente: «La Bibbia ha autorità sotto l’interpretazione infallibile del Magistero della Chiesa». Il Papa San Gregorio XVII fu terribilmente combattuto, persino dalla maggioranza dei suoi compatrioti sivigliani, poiché lo trattarono come un pazzo, un commediante, un eretico, uno scismatico, un raggiratore, un affarista e con altri qualificativi spregiativi. Senza alcun dubbio, tutto questo proveniva, in gran parte, dall’invidia incontenibile che essi provavano nei suoi confronti davanti alla grandezza delle sue opere. A Siviglia, la sua amatissima città natale, fu considerato come un personaggio sinistro. Un giorno i sivigliani si pentiranno di non aver riconosciuto a suo tempo San Gregorio XVII, uno dei Papi più grandi della Storia della Chiesa. Quando se ne renderanno conto, non avranno abbastanza fazzoletti per asciugarsi le lacrime e andranno a El Palmar a mangiarsi le pietre di questo Sacro Luogo, Sede Apostolica della Chiesa, dove sono avvenute le più grandi Apparizioni Celesti, che per loro ostinazione non hanno nemmeno voluto riconoscere. Un’altra volta si compiono le parole del Signore: «In verità io vi dico, che nessun profeta è accettato né onorato nella sua patria». Il Papa San Gregorio XVII fu favorito con grandi visioni e messaggi sin dagli inizi di El Palmar. Fu un mistico di grado elevatissimo. Le sue visioni furono innumerevoli, dato che Nostro Signore Gesù Cristo e la Santissima Vergine Maria gli si manifestavano molto frequentemente. Furono numerose anche le sue visioni dell’Eterno Padre, dello Spirito Santo, di San Giuseppe e di un gran numero di Santi. Attraverso le sue eccelse estasi penetrò in grandi misteri, alcuni dei quali li rendeva noti mentre altri erano riservati a lui. Molte volte fu rapito verso la contemplazione dell’Essenza Divina. Inoltre godeva del dono di penetrare nei segreti delle anime, cosa di cui diede molteplici prove inconfondibili. I suoi messaggi sono numerosissimi, di varissimo contenuto, di illuminata saggezza e ricchezza dottrinale. Frequentemente riceveva locuzioni celesti per molti degli argomenti che riguardavano la Santa Chiesa, l’Ordine e altre questioni. Fu uno dei più importanti profeti della Storia della Chiesa. Sebbene la Sede Apostolica della Chiesa Palmariana sia il Sacro Luogo di El Palmar de Troya, il Papa San Gregorio XVII risiedette a Siviglia sino al 24 luglio 2003, data in cui si trasferì alla «Proprietà di Nostra Madre Incoronata del Palmar», dove è situata la Basilica Cattedrale Palmariana, nel paese di El Palmar de Troya, Utrera, in provincia di Siviglia. Il Glorioso Papa San Gregorio XVII Magnissimo morì alle ore 15,30 del 21 marzo 2005, Lunedì Santo, nella sua cella della Casa Papale, nella «Proprietà di Nostra Madre Incoronata del Palmar», a El Palmar de Troya. Il Glorioso Papa San Gregorio XVII Magnissimo, sebbene sia morto il 21 marzo 2005, consumò in modo sublime la sua fecondissima vita mentre celebrava il Santo Sacrificio della Messa il giorno prima, 20 marzo, all’Altare Maggiore della Basilica Cattedrale di Nostra Madre Incoronata del Palmar; infatti fu al Sacrosanto Altare dove si ammalò con la massima gravità, restando in questo modo misticamente crocifisso sulla Croce del Calvario, giacché la Santa Messa è lo stesso Sacrificio del Calvario o Sacrificio della Croce. Questa è la suprema aspirazione che deve avere ogni Ministro del Signore; e, di conseguenza, il maggior onore che può esservi per un Sacerdote. Il Papa San Gregorio XVII fu canonizzato solennemente dal suo Successore, il Papa San Pietro II Magno, il 24 marzo 2005, Festa del Giovedì Santo. Dichiarato Magnissimo Dottore della Chiesa dal Papa San Pietro II Magno il 23 aprile 2005. Il 29 luglio 2005 il Papa San Pietro II Magno definì in modo infallibile che l’anima del Papa San Gregorio XVII Magnissimo, de Glória Olívae, non passò dal Purgatorio, ma andò direttamente in Cielo.
Il Papa San Pietro II il Grande. De Cruce Apocalýptica. (dal 21-3-2005 al 15-7-2011)
Magno Dottore, vilmente calunniato e tradito, Cofondatore dell’Ordine dei Carmelitani del Santo Volto, Patriarca del Palmar de Troya, Seconda colonna principale della Chiesa di Cristo nel deserto spirituale di El Palmar de Troya, Protettore e Difensore della Santa Chiesa Cristiana Palmariana, Collaboratore Magnanimo nella Dottrina e Disciplina Palmariane, Infiammato dallo Zelo di Elia, Eminente Astro Solare della Chiesa.
Al secolo Manuel Alonso Corral, nacque a Cabeza del Buey-Badajoz, Spagna, alla sei di mattina di giovedì 22 novembre 1934, giorno di Santa Cecilia, vergine e martire; motivo per cui gli fu imposto come secondo nome di battesimo, Cecilio. Pochi giorni dopo fu battezzato nella Chiesa Parrocchiale.
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Suo padre, chiamato José Alonso Píriz, era originario di Zamora, di professione Maestro Statale; profondamente cattolico e fedele agli ideali politici del Movimento Nazionale. Sua madre, fervente cattolica, di nome Juliana Corral García, canonizzata da suo figlio, il Papa San Pietro II, il giorno 8 maggio 2011, era nativa di un paese chiamato Alhocén, presso Guadalajara, nonostante i suoi genitori vivessero e fossero originari di El Vellón-Madrid. I suoi genitori si conobbero e si sposarono poiché egli esercitava la professione di maestro in questo ultimo paese, finché in seguito fu assegnato a Cabeza del Buey. Ebbero sette figli, cinque maschi e due femmine, di cui Manuel era il quarto. Gli toccò vivere, negli anni della sua infanzia, nel suo paese natale, la Gloriosa Guerra Civile Spagnola, nella zona rossa fino a poco tempo prima che si concludesse. Lì, a Cabeza del Buey, dovette soffrire le disgrazie e le notti insonni della bellicosa situazione che attraversava la Spagna. Suo padre, conosciuto come maestro cattolico e fedelissimo alla causa di San Francisco Franco, fu oggetto di persecuzioni da parte dei comunisti del paese, senza che egli, per questo, cedesse nella sua fermezza; e sebbene la sua vita fosse in pericolo, egli rifiutò sempre, con indicibile eroismo, qualsiasi offerta favorevole che comportasse un tradimento ai suoi santi ideali religiosi e politici. La famiglia dovette sopportare bombardamenti, rifugi, fughe in campagna, finché loro padre compì il valoroso e indimenticabile gesto di passare, con la sua sposa e i tre figli piccoli, dalla zona rossa a quella nazionale, tra i due fronti, sino ad arrivare alla città di Zamora, dove vivevano suoi parenti. Da Zamora, una volta conclusa la guerra nel 1939, quando aveva cinque anni, la sua famiglia andò a vivere a El Vellón-Madrid, dove abitavano le sorelle di sua madre e suo fratello Jesús, quello appena più grande di lui, che viveva con loro. Poco dopo, ritornarono a Cabeza del Buey, finché suo padre fu assegnato come maestro a El Vellón, dove Manuel fece la sua Prima Comunione. Da qui, nel 1944, all’età di circa nove anni, andò a vivere a Madrid, dove suo padre esercitò definitivamente la sua professione. Madrid fu la città dove crebbe, e che tanto amava da considerarsi madrileno nel cuore tanto o più che se lo fosse stato di origine, poiché era profondamente immerso nei suoi belli e tipici costumi, nelle sue pie tradizioni e in tutta la sua evoluzione culturale, storica e politica. I primi studi ufficiali che fece a Madrid furono all’Istituto Vázquez de Mella. All’età di undici anni sostenne l’esame di ingresso per poter frequentare il bachillerato, nell’Istituto di Sant’Isidoro. Qui frequentò i sette anni dell’allora Bachillerato Superior. L’esame del diploma, per il quale aveva diritto al titolo, lo diede nell’antico edificio dell’Università Centrale, ottenendo il titolo di Bachiller Superior il 12 luglio 1954. Nell’ottobre dello stesso anno iniziò il corso di laurea in Legge, secondo il piano libero, poiché una malattia non gli permetteva di essere sempre presente a lezione. Conviene mettere in evidenza che i suoi pii genitori si preoccuparono di impartirgli, come a tutti i suoi fratelli, una solida formazione religiosa, giacché essi praticavano la religione con la più meticolosa scrupolosità e sottomissione alla Santa Madre Chiesa. Non si ricorda di aver sentito uscire dalle loro labbra una parola che offendesse o disprezzasse un qualsiasi Sacerdote. I suoi genitori, quando i figli erano ancora piccoli, si preoccuparono, con ammirabile zelo, di portarli a Messa, a confessarsi e a comunicarsi, almeno tutte le Domeniche, i festivi e i Primi Venerdì del mese. Grazie a Dio, durante la sua infanzia e gioventù, sebbene con naturali inciampi, condusse una vita di devozione e di apostolato nell’ambito della catechesi parrocchiale e della militanza nell’Azione Cattolica, collaborando intensamente con i suoi due fratelli maggiori, José e Jesús, che rivestivano incarichi. Suo fratello, San José Alonso Corral, divenne Presidente dei giovani. Visse la sua gioventù a Madrid con grande felicità, poiché, nonostante le molte sofferenze famigliari, a causa delle gravi malattie, viveva pieno di piaceri; tra questi, i suoi studi, la letteratura, l’arte. Suo padre lo portava frequentemente a concerti, rappresentazioni teatrali classiche, al museo del Prado e a molti altri luoghi culturali. Tuttavia, il suo più grande sogno era di raggiungere un giorno la vita religiosa. Quanto soffrì per questa causa! Poiché vedeva sempre vanificati i suoi desideri di entrare in un convento, a causa della sua assai precaria salute. Visse molti anni con il cuore spezzato per questo motivo. Tuttavia, dentro di lui nutriva sempre una speranza, che si sarebbe poi adempiuta a El Palmar de Troya-Sevilla, Spagna. L’età dei diciotto anni fu decisiva per lui, dato che prese ancora più coscienza di quello che era la vita spirituale e si diede totalmente alle pratiche religiose, arrivando a raggiungere un profondo amore per la purezza. Nella chiesa di San Pedro el Real de Madrid, popolarmente conosciuta come chiesa della Paloma, conobbe una signora anziana chiamata María Valiente López. Da lei, apprese grandi cose della vita spirituale; soprattutto, la devozione a Nostra Madre del Perpetuo Soccorso, da cui sarebbero provenute per lui tante grazie. Già da Papa, l’avrebbe canonizzata il 21 giugno 2009. A partire dai diciotto anni iniziò a entrare in contatto con i Padri Redentoristi, e rimase entusiasta dello spirito missionario rurale di tale Ordine Religioso e della profonda devozione che professava alla Santissima Vergine Maria con il titolo di Nostra Madre del Perpetuo Soccorso. Così tanto era attratto dalla loro pietà che prese come direttore spirituale uno di questi frati. La sua devozione alla Santissima Vergine arrivò a trasformarsi quasi in pazzia, dato che non riusciva a stare un momento senza pensare a Lei. Volle assicurarsi la sua protezione. Per questo motivo, a diciotto anni, il 25 luglio, Festa di San Giacomo Apostolo, fece un voto solenne di schiavitù mariana di fronte al quadro del Perpetuo Soccorso; voto che rinnovò, tutti gli anni, da quel momento sino alla sua morte. Si sentiva immensamente protetto dalla Vergine e in Lei mise tutta la sua speranza. Tuttavia la devozione mariana non rimase legata a un semplice fervore, poiché infuse in lui un grande amore per l’Eucaristia, e cercava di non rimanere nessun giorno senza la Santa Messa e la Comunione, oltre alla recita del Santo Rosario. All’epoca, egli era molto ammalato ai polmoni, con poca speranza di curarsi presto, poiché quando faceva qualche sforzo, tipico della vita comune, ricadeva di nuovo e doveva restare a letto. Tutti gli anni andava con gran fervore alla novena che facevano i Redentoristi a Nostra Madre del Perpetuo Soccorso. Siccome egli soffriva molto a causa della sua malattia, era solito chiedere alla Santissima Vergine la guarigione. Alla fine dell’anno 1955 iniziò a sentire come una sicurezza che nella seguente novena a Nostra Madre del Perpetuo Soccorso sarebbe stato completamente guarito, fiducia che si rafforzava di più in lui ogni volta che guardava il quadro del Perpetuo Soccorso. Il 7 febbraio 1956, morì il suo santo fratello José, con grande dolore per lui e per tutta la famiglia. Il mese di maggio successivo, partecipò come al solito alla novena della Vergine, e da allora non si ammalò mai più ai polmoni. I medici che in seguito lo visitarono, si meravigliavano di come fosse davvero guarito. Alcuni mesi dopo la morte di suo fratello, nell’anno 1956, quando aveva ventuno anni, come stava bene di salute, iniziò a lavorare nella Società di Energia Nucleare, grazie a un suo cugino che lavorava lì come ingegnere minerario. Per lui fu motivo di grande gioia potersi guadagnare da vivere mentre contemporaneamente continuava i suoi studi di Legge, per i quali sentiva una particolare attrazione. Grande sforzo, e quasi eroico sacrificio, gli costò portare avanti il corso di laurea; poiché, a motivo del suo lavoro, doveva svegliarsi tutti i giorni molto presto per non perdere la Santa Messa e la Comunione, dato che la giornata lavorativa cominciava alle otto del mattino e finiva alle sei di sera, con una breve pausa per pranzare. E una volta conclusa la giornata lavorativa, restava nel suo studio per studiare fino a molto tardi, ritornando poi a casa. Soffriva molto per mancanza di sonno; dato che a stento aveva il tempo di dormire e in più non gli era facile conciliarlo. La sua preoccupazione di ricevere quotidianamente la Santa Comunione lo portava, con grande frequenza, a fare enormi sacrifici; e non poche volte l’intervento di Dio si faceva notare, affinché non restasse privo del soprannaturale alimento. Era molto comune vederlo girare per le strade di Madrid, in tutta fretta, cercando di chiesa in chiesa dove potersi comunicare, approfittando degli intervalli tra una lezione e un’altra, quando frequentava al pomeriggio l’università. Raramente perdeva la Santa Comunione, poiché la cercava tutti i giorni con grande veemenza. Completò il corso di laurea in Legge nel giugno del 1963. Fu per lui motivo di grande gioia, dato che gli era costato molte privazioni; poiché mentre altri, dopo il lavoro in ufficio, andavano a svagarsi, o almeno a riposare, egli rimaneva rinchiuso a studiare lunghe ore. Nell’anno 1964, la Società di Energia Nucleare gli concesse una borsa di studio per frequentare il corso di laurea di Scienze dell’Impresa. Il nuovo corso di laurea comportava, per lui, anche grandi sacrifici. Se prima dormiva poco, ora ancor meno. Tuttavia, questi studi gli fornivano un vantaggio per poter adempiere ai suoi doveri religiosi; infatti, nel collegio dei gesuiti in cui frequentava questo corso di laurea c’era, logicamente, una cappella, dove gli risultava facile sentir Messa e Comunicarsi. Il corso di laurea di Scienze dell’Impresa era di tre anni e, grazie a Dio, andò superando ogni corso con buonissimi voti; soprattutto l’ultimo, nonostante fosse stato malato a letto un mese con epatite e un altro mese in convalescenza. Nel giugno dell’anno 1967, terminò il corso di laurea, con il conseguente titolo di Laureato. Condivideva il suo lavoro e i suoi studi con l’apostolato dell’Azione Cattolica. Inoltre, era solito visitare di Domenica gli ospedali, insegnando e consolando gli ammalati. Fino all’età di ventotto anni, la sua vita di apostolato fu molto intensa, poiché vi dedicava tutti i suoi momenti liberi. In un’occasione partecipò agli Esercizi Spirituali di Sant’Ignazio, con i gesuiti, dove gli fu assicurato che in nessun modo ciò gli sarebbe stato utile per la vita religiosa; ciononostante, tali esercizi furono per lui di grande profitto e di esperienza. Ancora, prese parte agli Incontri di Cristianità, che rafforzarono la sua spiritualità, la quale già iniziava a declinare. Ma, a partire dai ventotto anni, età in cui entrò più a contatto con il mondo, si vide attratto dalle miserie umane, fino ad allora quasi inebetite in lui, con la conseguente lotta costante di cadere e rialzarsi; infatti, nonostante le sue molte cadute, non cedette mai del tutto, poiché si confessava e si comunicava molto spesso. Furono quindi anni di grande sofferenza interiore, di indescrivibile desolazione e quasi di disperazione. Tuttavia, nel bel mezzo di questo nero ciclone, venne a sapere in sogno che la Santissima Vergine Maria lo avrebbe aiutato a vincere Satana, con una nuova rinascita della sua vita spirituale, cosa che si sarebbe compiuta più tardi a El Palmar de Troya. Nel sogno, vide che una grande ombra lo buttava giù in un tremendo precipizio e che qualcuno lo prendeva nelle sue mani, salvandolo dalla caduta nell’abisso. Fu sempre un grande appassionato della letteratura e dell’arte. Sin da quando era un bambino, come già si è detto, suo padre gli inculcò, sia a lui sia ai suoi fratelli, l’amore per i buoni libri, per la pittura e per le altre manifestazioni culturali che non andassero contro la Legge di Dio. Sua madre aveva meno tempo per queste cose, a causa della numerose occupazioni in casa, sebbene allo stesso tempo condividesse gli interessi di suo marito. Si appassionava a qualsiasi opera letteraria; soprattutto la poesia. Sin da giovane lesse i classici spagnoli: Santa Teresa di Gesù, San Giovanni della Croce, Cervantes, Lope de Vega, Tirso de Molina, San Pedro Calderón de la Barca, ecc… e inoltre, i geni del romanticismo, contemporanei, ecc… Giunse a scrivere un buon numero di poesie, ottenendo un primo premio di poesia in un concorso poetico, anche se, quando divenne religioso, bruciò tutti i suoi scritti. Verso la fine dell’anno 1966, quando stava ancora studiando al corso di laurea in Scienze dell’Impresa, conobbe a Madrid, grazie a un amico, il superiore dei Fratelli di San Giovanni di Dio, che viveva a Siviglia, nel convento sanatorio di Nostro Padre Gesù del Gran Potere. Senza che Manuel gli proponesse niente, tale superiore gli offrì un posto nella compagnia di Assicurazione e Officine di quest’opera, per organizzarla amministrativamente e contabilmente. Manuel gli rispose che avrebbe accettato, ma che prima doveva completare il suo secondo corso di laurea. Lo entusiasmava molto andare a vivere a Siviglia, città che recentemente in precedenza aveva visitato due volte e dalla quale era rimasto sedotto per la sua straordinaria bellezza. Terminato il corso di laurea, chiese un’aspettativa nella Società di Energia Nucleare e gliela concessero per un anno. Il 15 gennaio 1968 giunse a Siviglia con la sua macchina, accompagnato da sua madre e da un fratello. Fu ricevuto con molto affetto e considerazione dal superiore dei Fratelli di San Giovanni di Dio. Cominciò il suo lavoro controllando tutto il denaro che veniva depositato nelle banche e nelle casse di risparmio di Spagna, a motivo della gran campagna che il suddetto superiore stava realizzando per la costruzione della Città di San Giovanni di Dio in provincia di Siviglia. In seguito, si dedicò a controllare e organizzare la Compagnia di Assicurazione San Raffaele e San Giovanni di Dio, che si trovava in uno stato di vero caos; con molto lavoro e prudenza, riuscì a rimetterla in sesto. Si sentiva molto felice lavorando in quest’opera. Era molto amato e considerato da tutti, sia dai religiosi sia dai bambini e dagli impiegati. Lavorava con grande entusiasmo; soprattutto per il fatto che si trattava di un’opera cattolica e sociale. Non lo considerò mai come un sacrificio e godeva della grande fiducia di tale superiore e degli altri religiosi. Il suo arrivo a Siviglia, bellissimo capoluogo, si vide poco tempo dopo collegato a uno degli eventi più trascendentali della storia: le Apparizioni della Santissima Vergine Maria a El Palmar de Troya e il suo rapporto con il principale veggente, Clemente Domínguez y Gómez. Il 30 marzo 1968, la Santissima Vergine del Carmine appare per la prima volta, su un lentisco della proprietà La Alcaparrosa, a quattro bambine del paese: Rafaela, Ana, Josefa e Ana. Questa pianta, chiamata lentisco, era assai presente all’interno della proprietà. Del lentisco della prima apparizione, non rimase niente, poiché i devoti tagliavano i suoi rami come preziosa reliquia. Nel luogo esatto fu collocata una piccola Croce di legno, e intorno ad essa si recitavano le preghiere e i veggenti ricevevano le visite celesti. In seguito, quando Clemente era già veggente, fu collocato in questo luogo del Lentisco il Sacro Volto di Gesù e l’immagine di Nostra Madre del Palmar. In questo modo si conservò il sito eletto dalla Santissima Vergine nella sua prima apparizione. Dopo le prime quattro bambine, andarono emergendo altri veggenti: Rosario Arenillas, di El Palmar de Troya, il 14 aprile 1968; María Marín, di Utrera, il 20 maggio 1968, e María Luisa Vila, di Siviglia, il 6 giugno 1968. E, nello stesso anno: Antonio Romero, José Navarro (Cayetano), Manuel Fernández, Antonio Anillos e altri, tutti residenti a El Palmar de Troya. Successivamente fu scelta come veggente anche Arsenia Llanos, di Jerez de la Frontera. Disgraziatamente tutti questi veggenti in seguito tradirono l’Opera di El Palmar e abbandonarono, per diversi motivi, questo Sacro Luogo delle Apparizioni. Conobbe Clemente, a Siviglia, il 18 maggio 1968; e fu nel momento preciso, determinato dalla Provvidenza, per poter conoscere, seguire e condividere le tappe che, come veggente, avrebbe dovuto vivere. Da quando conobbe Clemente, la sua amicizia fu, ogni giorno, sempre più stretta e sincera. Egli era nato in questa città di Siviglia, in una casa vicinissima all’attuale cattedrale apostata romana, il 23 aprile 1946. Lavorava in un ufficio come contabile e il suo modo di vivere era semplice. Nei primi giorni di questa amicizia, e in seguito a una conversazione che intrattennero, Clemente gli rivelò che, nell’arco di una settimana, aveva avuto due sogni; gli era apparsa la Santissima Vergine e gli aveva imposto l’abito di San Domenico. Clemente gli raccontava tutto questo con grande naturalezza, e Manuel non gli diede importanza. Ma lui, sicuro della trascendenza di quei sogni, riaffermava categoricamente: io sarò Domenicano. Quando conobbe Clemente, Manuel aveva già visitato il luogo dell’Apparizione, come semplice curioso, pur mantenendo un certo rispetto e interesse. Parlò a Clemente di El Palmar, che egli pure aveva già visitato, e con la macchina di Manuel si recarono al Luogo delle Apparizioni. Durante le varie visite che fecero nel corso dell’anno 1968, il loro atteggiamento fu di curiosità rispettosa, poiché in fondo ammettevano che vi potesse essere qualcosa di soprannaturale. Era il 15 ottobre 1968. Si resero conto che la Santissima Vergine aveva chiamato per mezzo di María Marín, affinché molti, quel giorno, si recassero a El Palmar. Clemente e lui andarono a El Palmar quando era già sera. Quando arrivarono tutto si era già consumato, poiché erano circa le undici di sera. Tuttavia, a quest’ora aspettava loro qualcosa di sgradevole. All’arrivare alla porta della proprietà, osservarono che presso il Lentisco c’era ancora un gruppo di persone. Queste giravano, come se stessero danzando a girotondo, intorno a una donna, mentre, intercalando sarcastiche risate, cantavano le Avemaria del Rosario, tra risate fragorose e applausi diabolici. Lo spettacolo sconvolgente si distingueva, a quella distanza, grazie ad alcuni ceri che erano accesi sopra. Non osarono salire al Lentisco. Pregarono alcune Avemaria e fecero ritorno a Siviglia. Qualche tempo dopo furono informati che una donna demente, che nessuno conosceva, aveva seminato confusione tra i presenti dicendo che era l’incarnazione della Madonna del Pilar. A partire da quella data, Clemente e lui quasi desistettero dal visitare El Palmar. Tuttavia, era iniziata l’estate del 1969 quando, grazie a un articolo pubblicato sul giornale ABC, da un Padre Gesuita, in difesa di El Palmar, nuovamente sentirono un certo interesse per questi fenomeni soprannaturali. Una data chiave è quella del 15 agosto 1969, festività dell’Assunzione della Vergine. La mattina, Clemente e lui partirono per le spiagge di Cadice, per trascorrervi la giornata. Ma, nel loro itinerario, decisero di passare da El Palmar de Troya. Lì era un gruppo di persone che aspettavano un Padre Gesuita e che probabilmente avrebbe detto Messa il pomeriggio. Poco dopo arrivò questo sacerdote, parlarono con lui e decisero di rimanere lì per tutto il giorno. Il pomeriggio arrivarono altri pellegrini. Il Padre Gesuita celebrò la Santa Messa su un altare che era accanto al muro di cinta, fuori della proprietà delle Apparizioni. Durante la Messa María Luisa Vila ebbe una visione della Santissima Vergine. Era la prima volta che assistevano a un’estasi, sebbene non fossero vicinissimi alla veggente. Si comunicarono con molta devozione e si convinsero del fatto che le Apparizioni di El Palmar erano vere. In seguito, salirono al Lentisco, presso il quale si trovava María Marín che vedeva il Signore, in una meravigliosa estasi. All’improvviso, udirono una voce potente che diceva con sicurezza: «Cristo è qui presente!». Tutto il loro essere rimase scosso. Era la prima volta che udivano che il Signore appariva a El Palmar. Presenziarono anche a una visione di Rosario Arenillas, rilevando una forte fragranza celeste. Da quel momento, le loro visite a El Palmar erano quasi quotidiane. Andarono conoscendo meglio i veggenti e ricevendo prove della loro autenticità. Un dettaglio molto significativo erano le frequenti attenzioni che il Signore e la Santissima Vergine avevano per Clemente, per mezzo dei vari veggenti di El Palmar, conferendogli una singolare distinzione e mostrandogli una speciale preferenza. Senza alcun dubbio, il Cielo andava preparando la strada di colui al quale, in seguito, avrebbe affidato i suoi Messaggi più importanti. Indimenticabile fu, per loro, la data del 14 settembre 1969, festività dell’Esaltazione della Santa Croce. Era già sera. Poco prima avevano assistito a un’estasi di María Luisa Vila, che li riempì di grande pace. Ma il Diavolo, per mezzo di una persona che era lì presente, turbò l’anima di Manuel, colmandola di dubbi. Clemente e lui scesero sino alla strada. Un’angosciosa confusione che imprigionava il suo spirito gli fece esclamare: «Non tornerò più a El Palmar finché la Vergine non mi chiamerà!». Clemente si mise a piangere. Improvvisamente, dall’orizzonte spunta una luce potentissima, che avanza lentamente sino a posarsi sul Lentisco, formando una grande Croce su un piedistallo di fiori luminosi e con meravigliosi splendori. L’emozione era indescrivibile. Clemente e lui partirono correndo verso il Lentisco. Ma, a metà strada, la meravigliosa visione scomparve. Domandarono a tre persone che stavano lì pregando se avevano visto qualcosa. Li guardarono stupiti, rispondendo di no. Era lì presente anche il veggente José (Cayetano), e questi confermò loro la loro visione, entrando, poco dopo, in una meravigliosa estasi. Continuavano a frequentare El Palmar. E fu il giorno 30 settembre 1969, quando Clemente ebbe la sua prima visione. Era trascorso un anno e mezzo dalla prima Apparizione a El Palmar. Pregavano presso il Lentisco un buon numero di persone, tra le quali era il veggente Rosario Arenillas. Stava imbrunendo. All’improvviso sentirono come sospirare Clemente, il quale dice loro che vede due figure di persone, una alta e l’altra più bassa, che arrivavano a piedi lentamente verso il Lentisco dalla parte alta della proprietà. Le due figure, che erano scure e nelle quali il veggente non riusciva a distinguere i lineamenti dei volti, rimangono ferme a pochi metri più in alto del Lentisco. Clemente, mentre le vedeva, era consapevole del luogo e delle persone che lo circondavano. Egli comprese, dai dettagli, un po’ vaghi, dei loro corpi, che si trattava del Signore e di Padre Pio. Passata la visione, il veggente Rosario Arenillas, il quale aveva anch’egli assistito all’apparizione, gli confermò che erano il Signore e Padre Pio. Pochi giorni dopo, ebbe una visione identica, e nelle stesse circostanze, con la veggente María Luisa Vila. A partire da queste date, Clemente aveva visioni con frequenza. Vedeva anche la Vergine, San Giuseppe e altri Santi, ma nello stesso modo delle prime due visioni: scure e senza poter distinguere i loro volti. Il giorno 8 dicembre 1969, festività dell’Immacolata Concezione, fu una data memorabile per Clemente. La mattina andarono a El Palmar per rimanere lì tutto il giorno. Si ritrovò un buon numero di persone. A metà mattinata, Clemente entra in estasi di fronte alla visione della Vergine Immacolata. Alcuni minuti dopo, apparve il Signore, come Cristo Re. Era la prima volta che il veggente aveva visto il Signore e la Vergine in modo chiaro, distinguendo perfettamente tutti i loro dettagli di figure e volti. Clemente cadeva a terra per l’estasi, con la perdita di tutti i suoi sensi. Da questa data tutte le visioni di Clemente furono di una percezione perfettamente chiara. Ma, la sera, quando era già imbrunito, il Cielo lo deliziò con altre visioni meravigliose. Per prima apparve la Santissima Vergine, circondata da Angeli, i quali indossavano gli abiti dell’Ordine di San Domenico. Apparve, poco dopo, il Signore, e in seguito un Santo. Il Signore indicò al veggente che si trattava di San Domenico. Questo Santo Fondatore dei Domenicani, annunciò a Clemente la presenza di San Giuseppe, il quale si fece anch’egli visibile. Il veggente udì per la prima volta la voce del Signore, quella della Vergine e quella di entrambi i Santi. Tuttavia la visione andava diventando sempre più impressionante. Clemente riceveva dalla mani della Santissima Vergine l’abito di San Domenico, che portavano gli Angeli e glielo imponevano. Poco dopo riceveva anche i paramenti sacri da Sacerdote, e andava recitando, in latino, le parti della Messa, dettategli da San Giuseppe, esclusa la Consacrazione. Tutto questo succedeva in forma mistica, dato che il veggente si vedeva così rivestito nella visione. Coloro che erano attorno al veggente osservavano solo i suoi gesti e udivano la sua voce. Fu un’estasi di indescrivibile bellezza ed emozione. Clemente ricevette il primo messaggio dalla bocca di San Domenico, il 10 dicembre 1969, il quale raccomandava la recita del Santo Rosario dei Padrenostri. Ma in questo giorno si verificò un fatto molto significativo. Quando arrivarono a El Palmar, la porta d’ingresso alla proprietà, situata accanto alla Grande Croce che era presso il muro di cinta, era chiusa. Questa fu l’entrata originaria. Si misero a pregare vicino a dove in seguito sarebbe stata intronizzata l’Immagine della Divina Pastora. Clemente cadde in estasi. Vide come San Giuseppe si spostò dal Lentisco al muro di cinta, vicino a loro. Apparvero anche il Signore e San Domenico. Quando terminò l’estasi, poterono contemplare come si era aperta una nuova porta d’entrata, quella che esiste oggi. Non riuscivano a credere a quello che era successo, poiché nessuno udì alcun rumore. Solamente Sant’Antonio Vota raccontò loro che, durante l’estasi di Clemente, era andato ad appoggiare le mani sul muro e questo gli era crollato davanti. Cosa strana, dato che esso aveva resistenza sufficiente per non cadere così facilmente. Clemente indicò loro che presso la stessa porta, sopra il muro, si era posizionato San Giuseppe. Tutti capirono che era stato questo Santo ad aprirlo. Non osavano entrare. Finalmente entrarono nella proprietà con un po’ di timore e quando erano avanzati di qualche metro, Clemente vide San Giuseppe che, dalla porta, con il suo bastone, indicava loro che salissero al Lentisco. Il 12 dicembre 1969 Clemente ebbe una visione di San Domenico, che gli disse: «Ora contempla alla mia destra il Divino Volto di Nostro Signore Gesù Cristo. Guarda, figlio mio, il Volto di colui che diede tutto, persino il suo respiro, per i tuoi peccati e per i peccati del mondo intero», e apparve il Santo Volto di Gesù, addolorato e sanguinante. A continuazione San Domenico gli diede gli importanti messaggi sul Santo Volto: l’estensione dell’Adorazione del Santo Volto in tutto il mondo, la Santa Via Crucis e la Comunione riparatrice dei primi Giovedì, per riparare gli oltraggi al Divino Volto del Signore. Fino a quando non si collocò il Sacro Volto presso il Lentisco, portavano un quadro del Volto del Signore, e pregavano davanti a esso. Il Santo Volto del Lentisco fu collocato, per decreto del Cielo a Clemente, il 2 febbraio 1970. L’Immagine della Divina Pastora fu collocata e benedetta i giorni 1 e 2 marzo 1972. Nostra Madre del Palmar fu posta presso il Lentisco il 12 settembre 1972. Nel suo lavoro professionale nell’Opera di San Giovanni di Dio, a causa della sua relazione con le Apparizioni di El Palmar de Troya, il suo prestigio crollò quando i religiosi considerarono che il suo lavoro in quest’opera era incompatibile con le Apparizioni, nelle quali egli fermamente credeva. Mai trascurò i suoi doveri professionali; infatti l’unico motivo di questa incompatibilità era il fatto che le Apparizioni di El Palmar, dopo essere state condannate dall’apostata cardinale di Siviglia Bueno Monreal, avrebbero potuto compromettere l’opera di San Giovanni di Dio. Nonostante ciò, sia il codardo e ingiusto superiore di tali religiosi, sia gli altri religiosi, sapevano della sua onestà, professionalità e integrità cattolica, dato che, per di più, nelle Apparizioni veniva loro insegnato ad essere veri cristiani. Tuttavia, il timore e la vigliaccheria di questi, di fronte a quello che avrebbero potuto dire gli altri, li spinse a tradire la propria coscienza agendo ingiustamente e licenziandolo. Manuel Alonso fu il grande diffusore dei Messaggi Palmariani dati a Clemente Domínguez, e accompagnò quest’ultimo in molti dei suoi viaggi apostolici in tutto il mondo. Entrambi persero ingiustamente i loro posti di lavoro per aver difeso con coraggio l’opera del Palmar. E Dio lo permise affinché da allora potessero dedicarsi completamente all’apostolato. In vari Messaggi Celesti, il Signore, la Vergine e altri Santi mostrarono il loro amore a Manuel, dedicandogli, per mezzo del veggente, parole di gratitudine ed elogio. E sebbene lui non sia stato veggente, ebbe in determinate occasioni, prima da laico e poi anche da Vescovo, carismi personali che lo rafforzarono ancor di più nella verità di El Palmar. L’Opera Divina di El Palmar de Troya fu terribilmente perseguitata dalla gerarchia progressista e demolitrice della Chiesa Romana, retta allora dal glorioso Papa San Paolo VI, Martire del Vaticano, il quale era a conoscenza delle Apparizioni e dei Messaggi di El Palmar, consegnati al Papa dallo stesso veggente. San Paolo VI non condannò mai l’Opera di El Palmar de Troya. Clemente Domínguez e Manuel Alonso dovettero difendere con grande energia e tenacia le Apparizioni Palmariane. Il 23 dicembre 1975, nonostante i molti ostacoli, Clemente Domínguez y Gómez, per decreto di Nostro Signore Gesù Cristo, fondò l’Ordine Religioso: «I Carmelitani del Santo Volto in Compagnia di Gesù e Maria», della quale Manuel Alonso Corral è Cofondatore. Il 1 gennaio 1976, su richiesta della Vergine Santissima, Clemente Domínguez e Manuel Alonso furono ordinati Sacerdoti dall’Arcivescovo San Pierre Martin Ngô Đình Thuc, che era arrivato da Roma alcuni giorni prima. E l’11 gennaio 1976, entrambi furono consacrati Vescovi. Il 29 maggio 1976, a causa di un incidente in macchina provocato da Satana, il Vescovo Padre Clemente perse entrambi gli occhi. Vari mesi dopo, per ordine del Cielo, il Vescovo Padre Clemente ricevette il nome di Padre Fernando e il Vescovo Padre Manuel Alonso ricevette il nome di Padre Isidoro. L’Ordine dei Carmelitani del Santo Volto crebbe, e si formò un nutrito collegio episcopale. Il 6 agosto 1978, alla morte del Papa San Paolo VI, il Vescovo Padre Fernando, al secolo Clemente Domínguez y Gómez, nella città di Santa Fe di Bogotà, capitale della Colombia, fu eletto, unto e incoronato Papa direttamente da Nostro Signore Gesù Cristo. Tre giorni dopo, il nuovo Papa, chiamato Gregorio XVII, De Glória Olívae, trasferì la Sede della Chiesa da Roma a El Palmar de Troya-Siviglia, Spagna. Cominciò così la storia del papato a El Palmar de Troya, con la missione di restaurare e mantenere l’integrità dottrinale e disciplinare nella Chiesa di Cristo, mediante profonde riforme e magistrali insegnamenti. Per realizzare ciò, il Papa San Gregorio XVII Magnissimo, convocò il Santo, Magno, Dogmatico Primo Concilio Palmariano e il Santo, Magno, Dogmatico Secondo Concilio Palmariano, nelle cui Assemblee intervenne come principale collaboratore l’allora Reverendissimo Padre Isidoro Maria, Segretario di Stato. L’opera della grande riforma ebbe il suo punto culminante nella stesura e nella pubblicazione della Santa Bibbia Palmariana. Il Reverendissimo Padre Isidoro Maria, per ordine del Papa San Gregorio XVII Magnissimo, viaggiò in varie parti del mondo predicando e insegnando la vera dottrina Cattolica Palmariana. Il 24 ottobre dell’anno 2000, il Papa San Gregorio XVII Magnissimo, redasse e firmò un Decreto Apostolico, nominando come suo successore sulla Cattedra di San Pietro il suo Segretario di Stato, il Vescovo Padre Isidoro Maria. Immediatamente dopo la morte del Papa San Gregorio XVII, il giorno 21 marzo 2005, a El Palmar de Troya, il nuovo Papa cominciò il suo Pontificato con il nome di Pietro II, De Cruce Apocalýptica. Il 24 marzo, giorno del Giovedì Santo, ebbe luogo la sua incoronazione ufficiale nella Basilica Cattedrale di Nostra Madre Incoronata del Palmar a El Palmar de Troya, alla presenza di tutti i Vescovi Palmariani, gli altri membri del nostro Ordine Religioso e di un gran numero di fedeli terziari della Santa Chiesa Palmariana. Questo stesso giorno 24 marzo, Sua Santità il Papa Pietro II canonizzò il suo venerato predecessore il Papa Gregorio XVII Magnissimo. Il Papato del Glorioso Vicario di Cristo Pietro II durò sei anni, tre mesi e ventiquattro giorni. Fu un Papato di grandi lavori a favore della Chiesa, dato che redasse e approvò la grande opera della Storia Ecclesiastica Palmariana, come pure il Santorale Palmariano, la Bibbia Infantile, la Bibbia di Grado Elementare e quella di Grado Medio. Inoltre revisionò e riordinò i Messaggi di El Palmar de Troya. Tra i suoi scritti spiccano le sue Trenta Lettere Apostoliche rivolte alla Chiesa per insegnare, correggere ed esortare il suo Gregge, che egli tanto amava come grande Pastore. Dichiarò Anno Santo gli anni 2008, 2010 e 2011. Consacrò solennemente la Chiesa Militante, il Mondo e tutto l’Universo al Padre Eterno il 21 marzo 2008. Allo stesso modo consacrò solennemente la Chiesa, la Spagna, il Mondo e tutto l’Universo al Santo Volto di Nostro Signore Gesù Cristo il 30 marzo 2010. Ancora, aggiornò, revisionò e ritoccò diversi scritti dottrinali. Elevò alla dignità della Gloria degli altari e dichiarò Dottori della Chiesa un gran numero di illustri membri del Corpo Mistico di Cristo. Inoltre, il 23 luglio 2006, definì infallibilmente che egli discendeva, per parte di padre, da San Fernando III, re di Castiglia e León, e dalla sua prima moglie Santa Beatrice di Svevia; e per parte di madre da Sant’Alfonso Sánchez de Cepeda e dalla sua seconda moglie Santa Beatrice de Ahumada, genitori dell’insigne Riformatrice del Carmelo, Santa Teresa di Gesù. Ancora, definì dogmaticamente altri temi dottrinali. Come Papa ebbe grande interesse a visitare e celebrare Sante Messe in diverse città e paesi, nei quali i suoi Sacri Piedi camminarono e poté così far germinare la parola di Dio, a imitazione del primo Papa San Pietro I Magnissimo. Così, seguendo quest’anelito e diventando il primo Papa di cui si abbia notizia a celebrare la Santa Messa in Russia, andò lì e celebrò Messe a San Pietroburgo i giorni 27 e 28 maggio 2008, e a Mosca i giorni 29, 30 e 31 maggio 2008. A Mosca consacrò la Russia al Santo Volto, a Nostra Madre Incoronata del Palmar e al Santissimo Giuseppe Incoronato del Palmar, per impetrare all’Eterno Padre la rapida conversione del popolo russo. La sua salute iniziò a declinare in modo allarmante dagli inizi dell’anno 2009 a causa di problemi renali, che già si trascinava dietro da diverso tempo. Dovettero sottoporlo a varie operazioni. In una di queste, che durò cinque ore, si vide che aveva un cancro a un uretere, per cui decisero di tagliare tale uretere e asportargli il rene destro dato che non funzionava in quanto atrofizzato. In seguito i problemi andarono complicandosi sempre di più, poiché gli fu rilevato un tumore ad alta malignità, e per quanto si sottoponesse a ulteriori test e cure, il cancro proseguiva nella sua evoluzione. Il suo desiderio di curarsi, subordinato alla Volontà di Dio, per poter servire e lavorare per la Chiesa lo faceva soffrire grandemente, poiché fu sempre consapevole della sua gravità, vedendosi ogni volta di più bisognoso d’aiuto. Ogni giorno che passava era uno stare un po’ peggio. Questa malattia andò minando tutta la sua forza. I medici che lo assistevano non sapevano che dire di fronte al grande dolore che il suo corpo sopportava. Non si riuscivano a spiegare come continuasse a vivere. Erano innumerevoli le medicine e le cure che dovette ricevere dalla Settimana Santa del 2011 sino al giorno della sua morte. Era un dolore immenso vedere il Padre Generale della Chiesa logorarsi, vederlo perdere la parola, il sorriso, lo sguardo e il respiro. Gli ultimi giorni della sua vita a malapena riusciva a ricevere nutrimento e bevande, tutto quello che gli si faceva a questo scopo era quasi inutile. La sua malattia aveva dei grandi alti e bassi, per i quali si pensava sempre che fosse agli ultimi momenti. Egli aveva manifestato ripetute volte che per la grande devozione che aveva per Santa Teresa, pensava che il giorno della sua morte sarebbe stato un quindici del mese, dato che anche la festa della Santa Riformatrice era un quindici. Avvicinandosi già il 29 giugno, festa di San Pietro I Magnissimo, si pensava che difficilmente vi sarebbe arrivato. Giorni dopo gli si complicò in modo allarmante la respirazione, per cui, prima che la Comunità dei frati andasse al culto vespertino che dava inizio alla Vigilia della festa del 16 luglio, tutti i frati si recarono ordinatamente alla Cella Papale per congedarsi dal Santo Padre, e dargli ciascuno la Benedizione, poiché versava in gravissime condizioni. Questo fu un desiderio del Santo Padre, che si compì, dato che volle sempre accomiatarsi da tutti prima di morire, nonostante egli fosse incosciente. Alcune ore dopo moriva nelle dipendenze papali del convento dei Carmelitani del Santo Volto del Sacro Luogo di El Palmar de Troya, alle ore 20,07 del giorno 15 luglio 2011, Vigilia della festività del 16 luglio, mentre all’Altare Maggiore della Basilica Cattedrale, già quasi terminato il turno della Processione Eucaristica quotidiana, si cantava il Salve Regina, durante l’incensazione finale all’Altare. Una volta rivestito degli abiti papali e da Pontificale, di colore bianco, fu spostato sul Presbiterio dell’Altare Maggiore della Basilica Cattedrale di Nostra Madre Incoronata del Palmar, dove gli furono tributati grandi segni di amore filiale da parte dei frati, monache e fedeli palmariani che erano venuti per il pellegrinaggio del 16 luglio. Si celebrarono turni di Sante Messe durante tutta questa notte e il giorno seguente, con la recita delle preghiere proprie dei pellegrinaggi. Il giorno 16 luglio 2011, alle ore 20, si fece il magno funerale papale. Il Papa San Pietro II Magno fu canonizzato solennemente il giorno 17 luglio dell’anno 2011. Nell’atto della sua canonizzazione, fu dichiarato «Papa Magno» e lo si istituì «Protettore e Difensore della Santa Chiesa Cristiana Palmariana». Dichiarato Magno Dottore della Chiesa il giorno 26 luglio dell’anno 2011, festività in onore di Sant’Anna, Madre della Santissima Vergine Maria.